Testimonianze dalle Necropoli e dalle Aree Sacre della Magna Grecia

proseguiamo insieme il percorso di visita al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria accompagnati dalle fotografie di Pasquale Campolo

tema conduttore della terza mostra sono le aree sacre, cioè i culti dei coloni, ed i rituali funerari 

proprio questi ultimi si sono trasformati tra il VII ed il VI secolo, abbandonando il rituale della cremazione del defunto a favore dell’inumazione, permettendo così di creare le condizioni favorevoli per corredi più ricchi di testimonianze del passato

se i 2.000 anni trascorsi hanno lasciato pochi reperti delle aree sacre e di culto, troveremo invece un ampio repertorio di testimonianze attraverso gli “ex voto”

ecco link di accesso a questa mostra fotografica, buona visione

la colonizzazione greca, Mostra fotografica di Pasquale Campolo

proseguiamo la visita al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria incontrando alcune delle città, santuari ed aree sacre della Magna Grecia: Sibari e Crotone, Medma e Hipponion, Locri e Kaulonia, Krimisa

la fondazione di queste colonie avvenne, inizialmente, ad opera di cittadini provenienti da alcune città greche mentre, in un secondo tempo, dagli abitanti delle principali colonie già insediatesi sul territorio calabrese

per una visione cronologica della colonizzazione greca in Italia visita la pagina web di Wikipedia

in Calabria questo processo si sviluppa a partire dal VII secolo AC e prosegue fino al nascere dei conflitti con altri popoli, a loro volta in fase di espansione: etruschi, cartaginesi e romani

auguriamo ai visitatori una buona visione

alla scoperta del Museo Archeologico di Reggio Calabria – Mostra fotografica di Pasquale Campolo

inizia con questa mostra fotografica il ciclo di “incontri virtuali” alla scoperta del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, istituzione dedicata alla Magna Grecia ed alla preistoria del territorio calabrese

il museo sorge vicino al lungomare e gode di una certa notorietà per l’importanza e la vastità dei reperti in esso esposti e conservati, tra questi, i famosi “bronzi di Riace”

in questa prima mostra fotografica proponiamo una visita alla sezione che ospita la ricostruzione di vari ambienti e raccoglie materiali provenienti dai siti calabresi che spaziano nell’arco temporale che va dal paleolitico inferiore fino alla prima età del ferro, attraverso reperti provenienti dalle grotte di Maida (CZ), da S. Francesco d’Archi (RC), da Iannì di Nicotera (VV), da Broglio di Trebisacce (CS), da Metauros di Gioia Tauro (RC), ecc.. per citarne alcuni, grazie alle fotografie raccolte dal nostro Pasquale Campolo

auguriamo una buona visita alla mostra

alla scoperta di Scilla guidati da Pasquale Campolo

prendendo spunto dal mio ultimo libro: Tra mito e realtà. Viaggiando per la Calabria.”  Pasquale Campolo ci guida alla scoperta di questa cittadina la cui origine si perde nella notte dei tempi

Scilla, cittadina in provincia di Reggio Calabria, sorge su un promontorio all’ingresso settentrionale dello stretto di Messina. Mitica è la leggenda di Scilla e Cariddi, quest’ultima in Sicilia in provincia di Messina.
Fin dall’antichità lo stretto di Messina fu ricco di fascino ed ha contribuito a creare diversi miti. La navigazione nello stretto è sempre stata molta difficoltosa per via delle forti correnti e vortici che vi si formano. La più nota e quello che gli antichi chiamarono Cariddi (colei che risucchia), che si forma davanti alla spiaggia del Faro e l’altro Scilla (colei che dilania), che si forma sulla costa calabrese da Alta Fiumara a Punto Pizzo.

secondo la mitologia greca, Scilla era una ninfa marina che per gelosia fu trasformata da Circe in un mostro, al posto delle gambe ebbe sei teste di cane e lunghe code di serpente

il centro storico di Scilla si sviluppa intorno alla Piazza San Rocco, nella quale sorge la chiesa di San Rocco, patrono di Scilla, e il palazzo comunale. Questa piazza sorge a strapiombo sullo stretto di Messina e sul Castello Ruffo

altro quartiere molto caratteristico è Chianalea. Questo nome deriva da una antica imbarcazione a remi denominata Galea sinonimo arcaico di pescespada. Da qui il nome piana delle Galee

elemento caratteristico di questa quartiere sono le numerose case costruite in riva al mare. Tanto che le barche entrano direttamente in casa e per questo è stata soprannominata la “Venezia del Tirreno

altra zona caratteristica è Marina Grande. Si tratta della zona della spiaggia, delimitata, a sud e a nord, da due imponenti costoni di roccia. Da qui si può ammirare l’entrata nord dello stretto di Messina

guarda la galleria fotografica proposta da Pasquale Campolo